Filosofia politica, individualismo, democrazia, libertà

Urbinati Nadia, Liberi e uguali, Roma-Bari, Laterza, 2011, pp. 175, €. 16,00, ISBN 978-88-420-9540-8

L’individualismo denota la fine della politica? Questo è l’interrogativo che attraversa il saggio di Nadia Urbinati.

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“L’identificazione dell’individualismo con una visione della vita che si rispecchia nella massima «me ne frego» è quasi un luogo comune nel nostro paese. Ma si tratta di un’identificazione sbagliata benché straordinariamente popolare” (p. IX). Individualismo, infatti, non è sinonimo né di egoismo antisociale, né di indifferenza verso gli altri e la politica, ma, al contrario, è il fondamento politico e ideale della democrazia.

L’individualismo di cui parla Urbinati è un individualismo politico, del tutto differente dall’individualismo “possessivo e conformista, litigioso e docile, facilmente disposto a manipolare le norme e subire il dominio dispotico della legge consumistica” (p. XI), che si è affermato in questi ultimi anni e che si intreccia con l’immagine di una società priva di un baricentro di forze etiche, quali il rispetto, l’empatia e la solidarietà. Questa torsione degenere dell’individualismo testimonia un’incrinatura del legame tra eguaglianza e libertà: “è lo specchio di una profonda trasformazione della cultura etica e dei sentimenti che ha facilitato la torsione dell’individualismo democratico in individualismo antisociale  e tirannico, oppure apatico e indifferente verso i destini della comunità umana più larga, nazionale o universale”(p. XII).

Il saggio di Urbinati si offre come un prezioso aiuto, per comprendere criticamente questo fenomeno di ridefinizione del legame tra eguaglianza e libertà. L’argomentazione sostenuta dalla filosofa prende le mosse dall’opera di Alexis de Tocqueville, il quale proponeva di trattare l’individualismo come una categoria politica e non morale: “di qui occorre partire quando lo si voglia analizzare criticamente […] perché avendo chiaro il carattere dell’individualismo democratico è possibile sottoporre l’individualismo ad un’analisi critica coerente; e in secondo luogo per impedire che la critica dell’ideologia individualista si traduca in soluzioni antindividualiste, esterne o contrarie all’ordine democratico” (p. XIII).

Il testo si apre, dunque, con la definizione di individualismo democratico, elaborata a partire da una breve, ma lucida, esposizione degli aspetti peculiari della democrazia e del suo rapporto  con l’individualismo. La democrazia, sostiene Urbinati, “è l’ordine che meglio è disposto e predisposto a trattare gli individui come liberi ed eguali” (p. 5), essa, infatti, non è semplicemente una forma di governo, ma incarna, soprattutto, una ricca cultura dell’individualità. L’individuo democratico è “una persona che ha un senso morale della propria indipendenza e dignità e agisce mossa da passioni ed emozioni altrettanto forti delle ragioni e degli interessi; che non è soltanto concentrata sulle proprie realizzazioni, ma anche emotivamente disposta verso gli altri per le ragioni più diverse, come l’empatia, la curiosità, la volontà imitativa, il piacere di sperimentare” (p. 16). Ciò non significa che l’individuo democratico debba essere necessariamente un individuo virtuoso, nel senso inteso, ad esempio, dal repubblicanesimo. Quest’ultimo, infatti, manca della curiosità che spinge a ricercare l’altro, mentre l’individuo democratico dispone di qualità che lo rendono naturalmente disposto verso gli altri, capace di identificarsi empaticamente con chi è nel bisogno, di agire razionalmente, ma anche per piacere.

Le qualità dell’individuo democratico, tuttavia, possono dar vita anche a spiacevoli fenomeni e, a tal proposito, “la destra populista e quella comunitaria hanno dimostrato di essere capaci di usare a loro vantaggio i caratteri dell’individualismo, mettendo in luce la sua faccia più volgare, massificante e apatica”(p. 16). Quest’ultima non è altro che una distorsione dell’individualismo ed Urbinati mette bene in luce le torsioni e le aberrazioni che può generare l’ideologia individualista, dedicando densi capitoli alla descrizione dell’individualismo atomistico e antipolitico e di quello apatico e gregario. L’uno e l’altro sono le estreme conseguenze di una società antipolitica, che immagina la libertà, come libertà dalla politica.

Urbinati propone di considerare l’individualismo antipolitico “come il possibile nutrimento della tirannia dei moderni” (p. 79). Mentre nell’antichità, il rischio della tirannide proveniva dalla volontà sovrana, nelle società moderne la minaccia della tirannide proviene dall’interno della stessa società civile. A tal proposito, la filosofa ricorda l’ammonimento di Bobbio: “il potere degli interessi economici unito al declino dell’educazione politica o civica dei cittadini può dar vita a una miscela fatale per la democrazia rappresentativa” (p. 82).

L’altra torsione negativa dell’individualismo, presa in considerazione da Urbinati, è quella dell’indifferenza verso la società e la cosa pubblica. “Dall’individuo tiranno si passa all’individuo invisibile e apatico, un attore totalmente privato non perché vorrebbe asservire il pubblico ai suoi interessi, ma invece perché evita la partecipazione alla vita pubblica per cercare rifugio fuori della politica e restare ai margini della polis” (p. 97). Attraverso la lezione di Tocqueville, Urbinati illustra la differenza tra l’individualismo democratico e quest’individualismo che cerca rifugio nelle relazioni comunitarie, fuori della politica, fuori dal pubblico. Dal confronto tra i due termini emerge con chiarezza il grande paradosso dell’individualismo democratico: l’apatia e l’indifferenza sono già inscritte nelle qualità che denotano la democrazia. Anche dietro a questa manifestazione, spersonalizzata e apatica, dell’individualismo, è presente la nozione di libertà come libertà dalla politica che era già stata individuata alle spalle dell’individuo possessivo e tiranno: “il ciclo dell’individualismo si chiude quando l’individualismo perde ogni sembianza politica e torna da dove era partito: quella nozione di libertà individuale come libertà dalla politica che da Constant era stata identificata come la condizione propria della felicità dei moderni” (pp. 107-8).

In entrambe le manifestazioni patologiche dell’individualismo, il legame tra libertà ed eguaglianza si incrina ; nel primo caso la libertà viene ridefinita secondo la logica del possesso, nel secondo la democrazia  finisce per essere un mero regime della maggioranza.

Tocqueville, ricorda Urbinati, sosteneva che l’individualismo democratico fosse antipolitico, un fattore di avvilimento della politica, “o perché ne faceva uno strumento per la realizzazione degli interessi privati; o perché l’assoggettava al giudizio individuale quale che esso fosse”, ma, se la politica democratica produce disinteresse per la politica stessa, come potrà sorreggersi “senza trasformarsi in un dispotismo degli apparati con un pubblico di apatici e conformisti?” (p. 155)

Il saggio di Urbinati risponde a questa obiezione, ribadendo che non è l’individualismo a decretare la fine della politica, ma le sue rappresentazioni grottesche, antipolitiche ed apatiche. L’individualismo democratico, fondato sui pilastri di libertà ed eguaglianza, al contrario, non può che rappresentare la cura per la democrazia.

La brillante analisi critica condotta da Urbinati ha il pregio, non solo di valorizzare il significato di individualismo democratico, ma, soprattutto, di mettere in luce le estreme, ma non improbabili, torsioni degeneri di quest’ultimo, offrendosi come un importante monito ai cittadini delle democrazie contemporanee: “tanto la libertà quanto l’eguaglianza sono condizioni artificiali, non si danno in natura…. questa artificialità giustificativa è una prova del fatto che tanto questi valori quanto la democrazia sono conquiste mai assicurate o al riparo da rischi” (pp. 5-6).

Indice
Prologo
I.    Individualismo democratico
II.    Felicità privata
III.    Un “ismo” da usare con cautela
IV.    Una breve storia
V.    L’individuo contro la politica
VI.    La tirannia dei moderni
VII.    Apatia e solitudine
VIII.    Identità gregarie
IX.    Rigenerazione
X.    Giudizio e dissenso
Indice dei nomi

L’autrice: Nadia Urbinati insegna Teoria politica alla Columbia University. Tra le sue pubblicazioni più recenti Ai confini della democrazia. Opportunità e rischi dell’universalismo democratico (2007), Lo scettro senza il re (2009) e Individualismo democratico. Emerson, Dewey e la cultura politica americana (2009).

Recensione di Carla Fronteddu – 02/04/2011

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